nel mio giardino,
s’alzò chiassosa
nell’abbondanza d’innumeri petali,
nel melograno, nelle campanule,
nelle nuove foglie, di foresta in foresta:
con i suoi molteplici baci
turbò l’azzurro del cielo:
fece poi ritorno silenziosa
nel mio eremo deserto:
senza battere ciglio
rimane ferma,
nascosta in un angolo
della mia casa solitaria:
guarda lontano, verso l’orizzonte,
dove il verde svanisce
e muore l’azzurro del cielo.
Rabindranath Tagore (1861-1941), premio Nobel per la letteratura nel 1913
Tagore e Gandhi |
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